Sopra i lievi colli di Istanbul
mondi lontani si guardano negli occhi.
Su ardenti acque s’incontrano le loro mani,
soffi che spirano da orizzonti lontani…
Poi s’abbandonano a infiniti tramonti,
ad albe riflesse da antichi giorni.
E raccontandosi storie di umani destini,
momenti sublimi e dolorosi declini,
si diffondono echi di imperi morenti
tra preghiere all’Immenso e grida di genti.
Ancor sospinti da passioni immortali
nei cieli aperti volteggiano bianchi gabbiani,
là, sopra Istanbul, dove i mondi non sono lontani.