Il 23 aprile in Türkiye si celebra la Ulusal Egemenlık ve Çocuk Bayramı, la Festa della sovranità popolare e dei bambini. Il mio primo pensiero, quest’anno, va ai piccoli rimasti vittima dei tremendi terremoti dello scorso febbraio, alle centinaia di bimbi che si sono ritrovati orfani.
In questo giorno di primavera, nel 1920, è stata aperta Türkiye Büyük Millet Meclisi, la Grande Assemblea Nazionale di Türkiye, il parlamento. Una data fondamentale per la Storia della democrazia turca. In questo giorno si celebra anche la Festa dei bambini perché Mustafa Kemal Atatürk, lui che ha sempre dimostrato la massima considerazione dell’infanzia, ha voluto dedicare la ricorrenza ai più giovani, non solo turchi, ma di tutto il mondo.
Cari amici del Club, cogliamo l’occasione di questa Festa per una riflessione: cosa significa per davvero essere bambino?
Il bambino è per me un essere umano in stato di grazia, un’età straordinaria e irripetibile che tutti abbiamo il diritto di vivere nella più alta serenità possibile, avvolti dall’affetto delle persone vicine. Il bambino è naturalmente portato a essere felice: i suoi pianti possono essere frequenti e intensi, ma presto le nubi passano e vengono dimenticate, se proprio non si tratta di problemi profondi. E così ricomincia a vivere tutto con entusiasmo, esaltandosi per le cose più semplici. I più piccoli spesso subiscono gli eventi, sono dominati dalle emozioni, non è tutto rosa e fiori. Tuttavia, non sanno vegetare nella tristezza, le loro rabbie non lasciano rancore, e non sanno vedere il domani come un’informe massa grigia di cui temere.
L’infanzia è uno stato di grazia destinato a terminare con l’adolescenza – altro periodo primaverile dove però i turbamenti si fanno più fitti -, uno stato di grazia transitorio ma con l’immenso potere di determinare quella che sarà la lunga età adulta. L’inestimabile bagaglio di conoscenze, gioie e dolci ricordi che ci portiamo dietro dall’infanzia saranno la marcia in più – talvolta il pilastro a cui appoggiarci – nelle stagioni in cui siamo grandi; stagioni in genere più equilibrate, dove si è più padroni delle situazioni, ma anche più monotone, con i problemi a rischio di calcificarsi.
E poi, è proprio vero che l’infanzia a un certo punto finisce? In realtà, ognuno di noi ha la possibilità di mantenere in un angolo del proprio essere il bambino che era. Da tirare fuori a tratti, a seconda della situazione, del ruolo che stiamo al momento recitando. Se l’adulto ha la capacità di tenere vive le migliori peculiarità del bambino, ha la strada per la completa realizzazione aperta davanti a sé. Quali sono queste peculiarità? Su tutte mi viene in mente la capacità di affrontare la vita con fiducia verso l’avvenire, cogliendo dappertutto quel pizzico di magia, di incanto, tenendo viva la fantasia e lo spirito giocoso che portano al di là degli schemi, delle routine; tutto ciò non può che essere di aiuto a superare gli inevitabili ostacoli.
Come si può essere dei grandi adulti con la A maiuscola grazie anche al bambino che teniamo dentro ce lo insegna lo stesso Atatürk: anche lui, dalla sua altitudine, sapeva mettersi al pari dei bambini, una dimensione tutt’altro che piccola, nonostante la loro statura fisica. Basta vedere come sapeva divertirsi di cuore con la piccola Ülkü, una dei suoi figli adottivi: le immagini del grande leader che spinge la bimba sull’altalena, che dondola lui stesso ridendo come un fanciullo spensierato, non sono da meno rispetto all’Atatürk in alta uniforme militare o che si rivolge solennemente alla nazione nei suoi abiti più eleganti.
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Çocukların ve çocuk kalanların Bayramı kutlu olsun
Buona Festa dei bambini e di coloro che rimangono bambini!